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E’ la personale di Derek Maria Francesco Di Fabio dove è stato invitato il lavoro di Alessandro Agudio, Michele Gabriele, Beatrice Marchi.
In mezzo alle frasche, giorni veloci per lunghi riporti.
La mostra evolverà in tre appuntamenti, scrollando su un blog.
19 Novembre
1 Dicembre
9 Dicembre
È successo qualcosa? Il weekend scorso Beatrice Marchi ha trasformato Room, diventata per un giorno il set di un cortometraggio; mosso una troupe, tecnicismi e ripetizioni seguendo il Giulio Cesare di Shakespeare e litigi familiari, tra armadietti di lavoro e circoscrizioni in cui convivere.
Ora si può camminare a tondo, nel mezzo diverse piante incastrate che si sostengono a vicenda.
Un muro è stato costruito con dei pezzi delle scenografie usate nel corto, armadi e mobili che erano stati usati per girare fiction e pubblicità. oh, dove lo metto??
Un’immagine può convivere come file potenzialmente per sempre. Due immagini possono innamorarsi e rimbalzare assieme, muovendosi da eroine.
Tutto visto da lontano, ingigantendo la superficie di un muscolo che permette all’occhio di far penetrare più o meno luce.
Ti porterei a vedere un tramonto dalla montagna più alta che riusciamo a trovare in questo paesino cancro di Milano.
La scultura di Michele Gabriele è femmina, una forma viva che accoglie.
È il nostro trailer, incrociarsi di continuo, ripiegando direzioni. La scultura di Derek Di Fabio avrebbe voluto sorreggerla da sotto, formando un’altra cavità, a semisfera, chiusa, e alzarla con lunghi pizzicotti. Un prototipo rotto, è praticamente impossibile datare del vetro se non studiandone le sue forme e la tecnica con cui è stato realizzato. L’unica cosa che schiaccia la sua struttura viscosa verso terra forse è il tempo. Sembra una gabbia. Alessandro Agudio la intuisce di continuo come sentirsi una pianta da appartamento, un po’ normale e secca, impiantata in un campo di erbacce. Grossi problemi, allenati per arrampicare monrtagne quando il tuo focolare inizierà a farti ombra sulla fronte.
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